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Giovanni Verga - biografie in itailana



Giovanni Verga - biografie in itailana


Giovanni Verga


Nacque a Catania il 2 settembre 1840 da una famiglia di agiati proprietari terrieri. Trascorse la sua giovinezza nella città natale che era a quei tempi un attivo, anche se un po' arretrato, centro culturale e compì presso i maestri privati i suoi primi studi.

A soli quindici anni già scriveva sulle pagine di alcuni quotidiani di 'Castorina' e su 'Il Progresso e la Morte' tra il 1856 ed il 1857, scrisse il suo primo romanzo Amore e patria rimasto però inedito. Di lì a poco scrisse altri due romanzi storici, fra cui I carbonari della montagna ma non ebbero successo probabilmente in quanto palesemente influenzati dallo scrittore francese Alessandro Dumas.

Nel 1858 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma ben presto abbandonò gli studi per dedicarsi completamente alla letteratura.

Con l'arrivo di Garibaldi a Catania venne istituita la Guardia Nazionale e Verga si arruolò prestando servizio per circa quattro anni (1860-64), ma non avendo inclinazioni per la disciplina militare si congedò e si dedicò al giornalismo politico-patriottico, dirigendo alcuni periodici che però ebbero vita breve.

Nel 1865, consapevole del fatto che, per diventare un autentico scrittore, doveva liberarsi dai limiti della sua cultura provinciale e conoscere la vera società letteraria italiana , si trasferì a Firenze, in quegli anni capitale d'Italia, dove ebbe i primi contatti letterari e dove pubblicò con successo due romanzi: Una peccatrice (1866) e Storia d'una capinera (1871). Questi due romanzi sono il prodotto di una sensibilità tardo-romantica (l'amore passionale e travolgente che porta alla disperazione o alla morte), e risulta evidente come Verga abbia trasferito nei protagonisti dei romanzi i suoi stessi stati d'animo e sentimenti (di qui il loro valore autobiografico). Le avventure, benché non vissute ma immaginate, vengono descritte con lo scopo di criticare la falsità e l'immoralità della società borghese e aristocratica contemporanea allo stesso scrittore . In particolare al Verga non piace la concezione borghese individualistica e raffinata che cerca nell'amore passionale un diversivo per sfuggire alla noia della vita quotidiana.




Dopo sei anni trascorsi a Firenze, nel 1872 Verga andò a vivere a Milano, dove fu in stretto contatto con gli ambienti letterari che facevano allora di Milano la città più viva d'Italia. Strinse amicizia con Luigi Capuana, che era il teorico del Verismo italiano e si avvicinò agli scapigliati, frequentando Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa e Salvatore Farina. Proprio le frequentazioni milanesi lo condussero nel volgere di poco tempo ad una radicale trasformazione. In questo periodo si collocano opere così vicine eppur tanto diverse: nel volger di un decennio Verga passa da romanzi d'impronta realistica e psicologica ma carichi di una spiccata impronta romantica ad opere tipiche di quel nuovo modo di vivere (e non solo la letteratura) che va sotto il nome di Verismo.


Verga non accettò subito integralmente l'ideologia e la poetica del Verismo. A Milano terminò il romanzo 'Eva' che aveva iniziato a Firenze, in cui, con la protesta per la nuova condizione dell'intellettuale emarginata dalla società borghese, si avvicinò   Seguirono altri romanzi Eros e Tigre reale che vennero pubblicati entrambi nel 1875 ed accolti dalla critica come esempio di 'realismo' e di analisi coraggiosa delle piaghe psicologiche e sociali in un periodo in cui si conduceva una battaglia per il naturalismo. In realtà Verga stava attraversando un momento di crisi e, dopo un silenzio di tre anni, uscirà nel 1878 un racconto completamente lontano dalla materia e dal linguaggio della sua narrativa precedente con il titolo Rosso Malpelo.



Daca Simion Mehedinti poate fi considerat precursorul acestui curent  in gandirea stiintifica romaneasca, Ion Conea (1902-1974) poate fi evidentiat, prin scrierile sale, drept cel mai de seama reprezentant al acestui domeniu. Ion Conea trebuie considerat, de asemenea, primul teoretician al geopoliticii romanesti, cu preocupari acoperind tot spectrul teoretic al acestei noi discipline, de la istorie la cadrul conceptual si metodologic. Temele predilecte asupra carora se opreste autorul sunt atat cele teoretice, vizand statutul epistemologic al geopoliticii, cat si cele din zona aplicabilitatii concrete, precum: etnogeneza, continuitatea si unitatea poporului roman, coordonatele geografice si geopolitice ale pamantului romanesc, caracteristicile spatiului romanesc, frontierele nationale s.a. Desi perioada in care Ion Conea a activat in acest domeniu a fost scurta, schimbarile petrecute in Romania postbelica ducand la interzicerea geopoliticii, opera acestuia ramane un model incontestabil pentru geopolitica contemporana romaneasca. O aplecare mai atenta asupra scrierilor sale ar putea oferi numeroase repere in cercetarea geopolitica. In studiul Geopolitica - o stiinta noua, aparut in 1937, Conea defineste geopolitica drept "stiinta a zilei", care isi propune ca obiect de studiu "mediul politic planetar", adica "jocul politic intre state", exprimat prin raporturi de forta, care creeaza "presiuni". Totodata, el leaga aparitia  geopoliticii de procesul denumit astazi mondializare sau globalizare.


"Geopolitica este viata politica explicata prin geografie. In acest sens ea distinge regiuni geopolitice, strategice, economice, de mare convergenta comerciala." Principiile teoretice stabilite in domeniul geopoliticii isi vor gasi aplicabilitatea in amplul studiu O pozitie geopolitica, aparut in 1944. Pornind de la constatarea ca Romania face parte dintr-un vast teritoriutampon, avand o pozitie centrala intre cele doua Europe, una vestica, germanica si romanica, si alta estica, slava, Conea decripteaza toate consecintele ce decurg din aceasta asezare, prin tendinta de expansiune a celor doua blocuri, operand cu un vast material documentar.


Printre multe teme abordate de Ion Conea in studiile sale a fost si aceea a frontierelor naturale, considerate drept frontiere politice de catre geopolitica maghiara, care a lansat conceptul de bazin carpatic. In quest'opera egli     umili. Non gli interessava più l'alta società milanese e fiorentina, ma la Sicilia dei poveri.


Ma la vera e definitiva svolta, utilizzando un linguaggio totalmente diverso dalla narrativa precedente, avvenne, come detto, con Rosso Malpelo pubblicato nel 1878 a cui seguirono una serie di racconti pubblicati su varie riviste tra il 1879 e il 1880, come Cavalleria rusticana, La Lupa, Jeli il pastore, Fantasticheria, che verranno raccolti nel 1880 in un unico volume dal titolo Vita dei campi e nel 1883 uscirà la seconda raccolta nel volume Novelle rusticane.

Nel 1883 progettò un ciclo di cinque romanzi, I vinti, di cui però scrisse solo i primi due: I Malavoglia nel 1881 e Mastro don Gesualdo nel 1888, che sono i suoi capolavori, riconosciuti a livello europeo. Tutte queste opere hanno come sfondo la Sicilia e precisamente la zona di Catania, ed i protagonisti sono uomini e donne delle classi subalterne: contadini, pastori, pescatori, artigiani, braccianti ed in cui la critica all'aristocrazia nobiliare è molto dura.


Nel 1893 Verga tornò a vivere definitivamente a Catania, pubblicò alcune raccolte di novelle, ma si trattava di opere di scarso rilievo e che soprattutto denotavano stanchezza e pessimismo. Amareggiato dall'incomprensione che circondava la sua opera dal 1903 fino alla sua morte, si chiuse in sé stesso e smise di scrivere, interessandosi esclusivamente alla cura delle sue proprietà per un timore quasi ossessivo delle sue condizioni economiche


Anche le sue posizioni politiche diventarono sempre più conservatrici e allo scoppio della prima guerra mondiale si dichiarò interventista convinto e nel dopoguerra si schierò con le posizioni dei nazionalisti, ma senza alcun interesse militante.


L'ultimo romanzo, Dal tuo al mio, del 1905, attesta questa sua involuzione politica: esso infatti descrive il voltafaccia di un sindacalista operaio che, il giorno in cui sposa la figlia del padrone, si rende conto di essere passato dall'altra parte della 'barricata', e lo dimostra difendendo con le armi la miniera di zolfo che i solfatari minacciavano di far saltare


Morì a Catania il 27 gennaio 1922.






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